Il rapporto Pendolaria 2014 di Legambiente certifica lo sfascio dei trasporti campani

Con le elezioni regionali ormai imminenti, si rincorrono cifre e dichiarazioni sullo stato di salute dei diversi comparti pubblici di Napoli e della Campania. Ogni partito ha le sue cifre e le sue verità, prontamente smantellate punto per punto dall’opposto schieramento. In questo clima di confusione, può sicuramente essere utile affidarsi ad enti terzi, che fotografano lo stato di salute del Paese nel suo complesso, e delle singole regioni.

Una delle più accreditate realtà indipendenti è certamente rappresentata da Legambiente che, come ogni anno, ha di recente presentato il Rapporto Pendolaria per l’anno appena conclusosi (2014), mirando ad analizzare lo stato di salute del Trasporto Pubblico Locale (TPL) su ferro, regione per regione, restituendo così un quadro complessivo per l’Italia.

Per ciò che concerne la Campania, è doloroso constatare come il TPL sia in forte difficoltà – una situazione che purtroppo peggiora di anno in anno. Il perché è probabilmente enunciabile in poche ma significative cifre: dal 2010 ad oggi il taglio delle risorse regionali destinate al TPL è stato pari al 19%, con punte nei primi due anni (dal 2010 al 2012) di ben 100 milioni in meno l’anno. Infatti, si passa dai 395 milioni l’anno del 2010 ai 286 milioni del 2012, una riduzione del 28%, come testimonia anche il Piano di riprogrammazione dei servizi di trasporto pubblico locale elaborato dall’Agenzia Campana per la Mobilità Sostenibile (ACAM).

La diminuzione della spesa corrente si è tradotta in questi anni in un vistoso peggioramento del servizio. Le linee EAV sono state le più colpite: dal 2009 al 2013, la Circumvesuviana ha registrato infatti un taglio delle corse pari al 59%, con un aumento dell’affollamento dei treni pari al 20%. Non va meglio sulla rete ex-SEPSA (Cumana e Circumflegrea), che hanno visto un taglio delle corse pari al 32%. Esemplificativo è il numero di vettori fermi sulle linee EAV: a fronte di 207 treni disponibili, a settembre 2014 (ultimi dati disponibili) solo 86 (ossia il 41%) erano disponibili per l’esercizio. Non a caso, le tratte EAV sono stabilmente ai primi posti della triste classifica annuale redatta da Legambiente delle “Dieci peggiori linee d’Italia per i pendolari”: nel 2013 la Circumvesuviana era sul gradino più alto del podio, mentre l’anno appena chiuso vede al secondo posto la Circumflegrea, battuta solo dalla linea Roma – Castelli romani.

Se da un lato la Regione taglia risorse al trasporto pubblico, dall’altro chiede ai cittadini di pagarne il prezzo non solo in termini di disagi, ma anche monetario. Infatti, nel quadriennio 2010 – 2014 si è registrato un aumento delle tariffe del 23,75%, un’impennata che statisticamente non considera ancora le novità di bigliettazione introdotte con l’inizio del 2015. Il micidiale mix di tariffe più alte e servizi più scadenti si è tradotto in una crescita dell’evasione (passata dal 23,6% del 2011 al 28% del 2013 – dati ACAM) e in una “fuga” degli utenti dal trasporto pubblico, consistente, sempre secondo Legambiente, in 150.000 passeggeri in meno sulla rete ferroviaria campana, che sono passati dai 420.000 del 2009 ai 271.000 del 2014 (–35,4%). Considerando che i viaggiatori sulle linee ferroviarie campane, grazie alla lungimirante politica di incentivo del TPL messa in campo dalle due giunte Bassolino, fra il 2000 ed il 2010 erano aumentati del 45%, si può serenamente affermare, calcolatrice alla mano, che ad oggi il sistema di trasporto campano su ferro ha fatto un salto indietro di quasi vent’anni.

Le “contromisure” messe in campo da Comune e Regione per fermare questo declino sono purtroppo ancora insufficienti. Infatti, l’introduzione del nuovo sistema di bigliettazione campano, il TIC (Ticket Integrato Campania), di cui questa testata ha fornito una dettagliata spiegazione gli scorsi 11 marzo e 18 dicembre 2014 e che doveva incentivare l’utilizzo del mezzo pubblico, ha invece sollevato una marea di proteste degli utenti, esasperati da un quadro tariffario diventato enormemente più confuso e farraginoso (oltre 200 titoli di viaggio diversi sono ad oggi presenti in Campania), oltre che più caro, a fronte di servizi ancora inadeguati.

Un miglioramento del trasporto dovrebbe avvenire grazie alle operazioni di “revamping” (ossia, ammodernamento) dei treni delle linee EAV. Infatti, lo scorso mercoledì 11 febbraio l’assessore regionale ai Trasporti, Sergio Vetrella, ha presentato presso le officine ex-SEPSA tre treni ristrutturati, che, con il loro maggior confort, ricompenseranno le (lunghe) attese dei pendolari. E’ questo solo il primo passo di un processo che prevede, entro il 2016, il rifacimento dell’intera flotta di treni EAV, che, come affermato dal comunicato stampa della Regione (disponibile al seguente LINK) consta di 101 treni. Tuttavia, come segnalato in precedenza, la flotta EAV può contare su più di 200 treni. Viene dunque spontaneo chiedersi dove finiranno nelle intenzioni della Regione i restanti vettori…

Certamente, non percorrono i binari della Linea 1, come i tanti passeggeri del “metrò più bello d’Europa” ben sanno. Infatti, anche sulla linea cardine del sistema di trasporto napoletano, la situazione, segnala sempre Legambiente, non è delle migliori. Il rafforzamento infrastrutturale della linea, che, con le recenti aperture delle stazioni Toledo, Università e Garibaldi, ha visto schizzare in meno di due anni il numero di utenti (passati da 90.000 passeggeri/giorno a quasi 150.000), non ha trovato un’adeguata corrispondenza della qualità del servizio offerto. Il motivo è sempre lo stesso: la diminuzione della spesa corrente per il TPL ha falcidiato la disponibilità di treni, la maggior parte dei quali fermi poiché bisognosi di manutenzione, per la quale mancano, semplicemente, i pezzi di ricambio necessari. Il Comune è dunque dovuto correre ai ripari, destinando con una delibera di giunta lo scorso luglio 2,7 milioni di Euro per il recupero del parco mezzi. Parco che, nelle intenzioni della Regione a guida Bassolino, entro il 2014 sarebbe dovuto essere stato arricchito di nuovi treni, grazie ad un’apposita gara europea, bloccata però con l’insediamento della giunta Caldoro nel 2010 (DGR 534 del 2 luglio 2010, consultabile a questo LINK) e solo di recente sbloccata dall’assessorato competente.

In questo sconfortante quadro, ci si avvia a decidere chi dovrà guidare la Campania per i prossimi cinque anni. Il quadro dei candidati e degli schieramenti è ancora confuso, pur essendo ormai prossima la data delle elezioni. Ci si augura che, chiunque risulti vincitore, dedichi la stessa, se non maggiore, attenzione che era stata riservata al comparto trasporti durante le giunte Bassolino, che hanno visto nel prof. Ennio Cascetta un lungimirante assessore ai Trasporti, capace di creare una delle migliori scuole trasportistiche d’Europa, composta da tante professionalità. Le quali, siamo sicuri, saranno pronte a rimettersi in gioco per risollevare le sorti del TPL regionale, se chiamate ad un compito di governo. Basta, per l’appunto, solo volerlo, affinché il triste podio delle linee ferroviarie peggiori d’Italia non veda ancora linee napoletane e campane.

(Articolo pubblicato per conto della testata giornalistica QdN – Qualcosa di Napoli e disponibile al seguente LINK)

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