Pur avendo poco più di 30 anni, credo di poter dire di aver visto tante città, per turismo o vivendoci: in ognuna di esse, per passione e, più tardi, per deformazione professionale, ho sempre preso i mezzi pubblici, osservandone la ratio, la segnaletica, l’efficienza e la pulizia.
Tuttavia, non ho mai visto un caso come quello della Comuna 13 di Medellín: un quartiere di più di 100.000 abitanti, un tempo fortezza di Pablo Escobar, tutt’ora una povera favelas, ma che si sta aprendo ad un futuro diverso grazie alla street art e ad un impeccabile servizio di trasporto pubblico (composto da metropolitane + cabinovie + scale mobili) affascinante quanto efficiente. Tale modello è stato utilizzato anche per le altre favelas della città, servite in tutto da 2 linee di metropolitana, 6 cabinovie, 1 linea tranviaria e 3 linee di BRT (Bus Rapid Transit).
Per storia, tradizione, densità urbana, e purtroppo anche sempre più per composizione sociale ed economica, Napoli dovrebbe prendere esempio da realtà come Medellín, Rio de Janeiro, Salvador de Bahia: luoghi dove il trasporto e l’arte diffusa hanno contribuito a cambiare il volto di interi quartieri, aumentando la coesione sociale. Per qualche anno lo si è fatto, gettando le basi di un futuro migliore. Purtroppo, è da tempo che questo disegno è fermo, e quanto già c’è marcisce nel disagio e nella rabbia dei pendolari.
Fa strano pensare che in quel che si considera “terzo mondo” non c’è una carta a terra nelle stazioni, e ponti, strade, ferrovie, sono viste come una benedizione, mentre da noi sono osteggiate, messe in discussione, con personale eternamente sgarbato. A Medellín (2 milioni e mezzo di abitanti con una densità di 6.500 abitanti per km², poco meno di quella di Napoli, che però ha meno della metà degli abitanti), la città un tempo più violenta del mondo, oggi perfino la voce registrata nella metro ti ringrazia per aver usufruito del servizio pubblico.
Non si è arrivati a questo per caso: subito dopo la fine della guerra coi cartelli della droga, ci si è seduti attorno ad un tavolo e si è immaginato un futuro diverso, in uno sforzo collettivo di politica e società, perseguito negli anni da varie amministrazioni, e tuttora debitamente finanziato.
Napoli deve tornare ad avere questo tipo di visione: non basta aprire il cantiere, comprare il bus, mettere ordine a livello amministrativo. È importante, ma non basta. Serve un’idea di città, di mobilità, e quindi di società, capendo che questi sono i veri beni comuni. Serve gente che ha studiato, che ha viaggiato, in grado di trarre il meglio dalle realtà emergenti del mondo, e che smetta di tenere tutto chiuso in un esasperante provincialismo, come se il mondo finisse all’altezza del Garigliano. Soprattutto, serve gente di mestiere, che si dedichi anima e corpo alla missione trasportistica, che è una missione sociale, e che, solo se ben condotta, diverrà poi una missione politica.
In questi tempi istituzionalmente così difficili, da Medellín arriva una lezione di civiltà: sperando che ci sia qualcuno, in un prossimo futuro, che la voglia raccogliere.
Di seguito, una galleria fotografica del sistema di trasporto pubblico di Medellín.