E’ il Centro Direzionale il luogo adatto per la nuova sede della Regione Campania

Nei giorni scorsi, la Regione Campania ha esposto un imponente piano di investimenti nei trasporti, in buona parte già noto. Tante le opere che, fra Napoli e provincia, saranno realizzate dalla controllata regionale EAV, dopo anni di contenziosi e cantieri bloccati. Molti di quei progetti sono infatti eredità di passate stagioni programmatiche, sui quali è necessario uno scatto in termini di velocità realizzativa, come racconto sulle pagine de La Repubblica Napoli di martedì 31 maggio 2022.

E’ invece più recente l’idea di Napoli Porta Est che, come raccontato dal sottoscritto lo scorso 16 dicembre, mira a riqualificare la zona fra le stazioni di Porta Nolana e piazza Garibaldi. Un’importante operazione che restituirà un pezzo di città ai propri abitanti, sottraendolo all’attuale degrado e migliorando le infrastrutture di trasporto esistenti. In questo contesto è prevista anche la nuova sede della Regione Campania che sostituirà quella attuale di Santa Lucia, unificando tutti gli uffici dell’ente. Nelle parole del Governatore, l’intenzione è creare una grande opera firmata da famosi archistar.

L’eventuale nuova Regione apre temi urbanistici e sociali di grande rilevanza. E’ nota la crisi che attanaglia il Centro Direzionale (CDN), svuotato negli anni dal migrare di tante aziende. La pandemia e lo smart working hanno fatto il resto, e l’eventuale perdita del Consiglio regionale e connessi uffici, che ora vi hanno sede, rischiano di essere il colpo finale. Eppure, il CDN, progettato fra l’altro da grandi architetti assieme a firme del nostro territorio (Kenzo Tange, Renzo Piano, Nicola Pagliara, Massimo Pica Ciamarra), ha tutte le carte in regola per ospitare la nuova Regione grazie alla presenza di parcheggi e svincoli autostradali. In più, a breve aprirà affianco alla stazione della Circumvesuviana quella della metropolitana Linea 1, costata circa 50 milioni di Euro e firmata da un’altra archistar, Miralles Tagliabue.

Napoli è l’unica città in Italia che ha una storia recente di architettura contemporanea realizzata interamente con fondi pubblici: la metropolitana, pensata per aumentare la coesione sociale e spaziale cittadina attraverso la riqualificazione di aree urbane e scoraggiando l’inutile consumo di suolo. Su questa scia, portare tutti gli uffici regionali al Centro Direzionale rappresenterebbe un’occasione irripetibile per un quartiere mai realmente decollato.

Creare nuove cubature nell’epoca del lavoro ibrido è invece andare contro una tendenza radicata nella società. Basta guardare quanto sta succedendo a Milano: grandi aziende internazionali, dopo aver realizzato grattacieli scintillanti, ne subaffittano interi piani perché ormai sovradimensionati. Al contempo, tanti stabili post-boom economico sono vuoti. Fra questi, il Pirellone, iconico palazzo di Gio Ponti ed ex casa della Regione Lombardia, soppiantato da una nuova sede. Giace ora desolato, dopo una riqualificazione strutturale avvenuta pochi anni fa. E’ talmente pronto all’uso che, si ricorderà, fu offerto dall’Italia come sede dell’Agenzia Europea del Farmaco, senza purtroppo successo.

Quanto sta avvenendo a Milano è un’anteprima di ciò che rischia Napoli, con l’aggravio di un più debole retroterra economico e sociale. Inoltre, quartieri vuoti sono poco sicuri e permeabili a fenomeni come le occupazioni abusive. Le stesse Roma e Milano hanno fronteggiato simili problemi in palazzi di uffici abbandonati, oltretutto in pieno centro. Napoli ha una lunga storia di questa odiosa piaga che non riesce a debellare: cosa succederebbe se ad essere occupati fossero gli stabili di un CDN sempre più abbandonato al suo destino?

Sulle pagine de La Repubblica, l’Assessore all’Urbanistica Laura Lieto nei giorni scorsi ha fatto un complesso intervento sui beni comuni e sulle loro funzioni sociali. Ci si augura che con lo stesso spirito si discuta nelle sedi deputate, a partire dal Consiglio Comunale che dovrebbe vigilare su un progetto che richiede una variazione al Piano Regolatore con la creazione di nuove cubature e il contestuale abbandono di altre, in una città che fa da sempre fatica a immaginare un futuro per i suoi spazi vuoti (uno su tutti, l’Albergo dei Poveri).

Il tempo sembra tanto, in realtà è poco: la conferenza dei servizi sul progetto Porta Est si chiuderà entro metà giugno. Napoli può intestarsi nuovamente, dopo il metrò dell’arte, un modo diverso di fare urbanistica, creando nuove occasioni di sviluppo attraverso la riqualificazione dell’esistente e risollevando definitivamente il mai appieno sfruttato Centro Direzionale. E’ un’opportunità irripetibile: speriamo la si colga.

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