G7 dei Trasporti di Cagliari: presentazione startup sociale “Mario Way”

Continuano i lavori del G7 dei Trasporti, ospitato nella ex Manifattura Tabacchi di Cagliari. Durante la seconda sessione dei lavori, gli Stati membri hanno presentato le loro best practices. Per l’Italia ha parlato Mario Vigentini, co-fondatore della startup a vocazione sociale “Mario Way”.

Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, ha spiegato ai suoi omologhi del G7 il percorso intrapreso dal dicastero di Porta Pia per la selezione delle migliori pratiche italiane. Un processo complesso, partito dal basso, e che ha raccolto più di 400 proposte di startup, associazioni, semplici cittadini. Dopo una prima riduzione a 100 idee, ne sono state selezionate 7, il tutto con l’assistenza della Fondazione ItaliaCamp, presieduta da Fabrizio Sammarco.

“Mario Way”, una startup sociale, è risultata l’idea vincitrice. Mario Vigentini, co-fondatore, è un quarantenne lombardo che lavora da circa venti anni nel mondo non-profit, a contatto con persone disabili e “insufficienti mentali”. La sua idea è semplice quanto rivoluzionaria: un’evoluzione della sedia a rotelle, uno strumento essenziale per la mobilità delle persone disabili, ma che è rimasto nei fatti immutato dalla sua invenzione.

Mario Vigentini presenta “Mario Way” al G7 dei Trasporti di Cagliari

La startup nasce dunque con l’obiettivo di ibridare due mondi, quello del “for-profit” con le realtà “no-profit”, utilizzando il profitto come strumento per creare progetti socialmente utili. In questo senso, Mario Way è stata la prima azienda attiva nel campo dei medical devices a ricevere la Benefit Corporation, uno stato giuridico, introdotto negli Stati Uniti ed ora presente anche in Italia, che certifica aziende “for-profit” che vogliano andare oltre l’obiettivo del profitto e massimizzare il loro impatto positivo verso la società e l’ambiente.

Durante la sua esposizione davanti ai Ministri del G7, Vigentini è partito da un esempio di vita quotidiana, un valore quantitativo di una distanza esemplificativa: 10 km sono uno spazio ragionevole, che però consentono, nella maggior parte dei casi, di viaggiare dal centro di capitali come Roma, Tokyo o Washington fino alle loro periferie. Queste distanze possono essere coperte in diversi modi, entrando dunque nel valore qualitativo della distanza. Se le infrastrutture lo consentono, vi sono anche modi piacevoli per percorrerle, sempre più diffuse fra i cittadini, come il ricorso alle biciclette. Tuttavia, quel che può apparire come un percorso semplice per la maggior parte delle persone, per i circa 75 milioni di disabili presenti nel mondo rappresenta un vero calvario, fatto di barriere architettoniche e tempi infiniti. In media, è stato calcolato che per percorrere 10 km, un disabile necessita di 2 ore e mezza.

Le barriere architettoniche non sono solo quelle fisiche, quali scalini o strade dissestate. Vi sono anche le barriere relazionali, che sono composte nell’eterno rapporto dal basso verso l’alto cui è costretta una persona su sedia a rotelle, un’asimmetria relazionale che rende difficile perfino i piccoli gesti della vita quotidiana, come l’apertura di uno scaffale, o il parlare guardando negli occhi una persona.

Mario Way si prefigge di superare tale limite, combinando la tecnologia americana con l’ingegneria italiana. La struttura di questa innovativa sedia la rende più ergonomica, consentendo alla persona di stare in posizione quasi eretta. Ciò migliora la circolazione del sangue, rende più agevole la respirazione, rafforza i muscoli ed evita l’assottigliamento delle ossa delle gambe. L’obiettivo di Vigentini è ambizioso: superare la disabilità, creando il primo device medico utilizzabile anche da normodotati, e ristabilendo relazioni simmetriche fra le persone. Inoltre, per le particolari dotazioni dello strumento, è utilizzabile anche in strada: può arrivare fino a 20 km all’ora e le batterie, completamente elettriche, hanno un’autonomia di 30 km. Mario Way, in una parola, si ripromette di connettere le persone non solo attraverso una connessione di tipo infrastrutturale, ma anche relazionale: il significato ultimo della parola “democrazia”.

 

(Articoli pubblicato per conto dell’agenzia di informazione FerPress, e disponibile al seguente LINK)

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