Quel “po’ di luna” ischitana di Ugo Calise

Le feste, il jet-set, l’esclusività. Concetti che oggi fanno subito pensare a Capri. Tuttavia, non è sempre stato così. Un tempo era Ischia la “meta in” del golfo di Napoli. Può sembrare strano pensando alle folle che oggi assaltano le spiagge dell’Isola Verde, mentre sui social impazza l’idea di elitarismo che l’Isola Azzurra, anche per questioni morfologiche, trasmette. Ne ho parlato sabato 5 luglio 2025 sulle pagine de Il Riformista.

Eppure, dai racconti di mio zio Mauro emerge un identikit ben diverso, soprattutto attraverso il ricordo di un personaggio che di quella Ischia fu un mattatore, il prozio Ugo. Cantautore che ha firmato “Nun è peccato” (per poi cederla a Peppino Di Capri) e “Na voce, ‘Na chitarra e ‘o poco ‘e luna”. E’ il 1955: sfogliando l’archivio di famiglia, grazie ad un sound che punta a modernizzare la canzone napoletana si aprono night di successo come il Rangio Fellone, che richiamano la borghesia protagonista del nascente miracolo italiano. Uno su tutti, Angelo Rizzoli, celebre editore e produttore cinematografico che fonda l’iconico hotel “Regina Isabella” di Lacco Ameno, il quale usava chiudere le serate proclamando ai commensali: «Io vado a sentire Ugo Calise. Chi vuole, mi segua». Lo stesso Rizzoli volle Ugo al Pignatiello nel 1960, altro famoso ritrovo ischitano.

Fu un decennio che vide l’isola meta di grandi nomi come Luchino Visconti, il compositore inglese William Walton, il principe D’Assia, l’ambasciatore italiano a Londra Manlio Brusio. Quest’ultimo invitò Ugo ad esibirsi a Londra, alla presenza di una giovanissima Elisabetta II che chiese un bis. Seguirà un tourbillon di serate in giro per il mondo, fra Francia, Germania, Austria, Grecia, Spagna, Portogallo, Stati Uniti e Canada, portando sempre il sound ischitano. Per poi trovare a Roma, e nel sodalizio con jazzisti come Chet Baker, Teddy Wilson, Romano Mussolini e altri, la sua definitiva casa. Ugo sarà poi ricordato nel suo borgo natale, Oratino (CB), in un apposito festival della canzone d’autore.

Ischia, nel frattempo, aveva imboccato altri percorsi, aprendosi al turismo di massa. Un processo forse inevitabile. In parte mitigato con l’offerta qualificata dell’accoglienza termale. Parchi incantati come Poseidon e Castiglione, assieme ad un reticolo fittissimo di spa negli hotel: un unicum nel circuito globale del wellness.

Oggi andrebbero fatte scelte meno accondiscendenti, indicando delle priorità. Accanto alla ricostruzione – fortunatamente limitata – dai recenti eventi sismici, c’è quella del brand. Ischia ha l’opportunità di riprendere la leadership mediterranea nel turismo più colto e consapevole. Grazie anche a luoghi di grandissimo pregio come il già citato Regina Isabella (ritrovo preferito del Presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis) o l’hotel Mezzatorre, un tempo già cenacolo culturale dell’intellettuale Luigi Patalano. Un’offerta integrata di cibo, clima, benessere – e un sottofondo musicale che guidi all’ascolto di se stessi. Magari, come scriveva mio zio Mauro, “mettendo per un’ora in stand-by tutti i cellulari. Scrutando il cielo, per vedersi affacciare ‘o poco ‘e luna”.

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