E’ un inizio di stagione senza sosta per il Napoli. I Campioni d’Italia sono impegnati su due fronti (Serie A e Champions League), a cui presto si aggiungerà anche la Coppa Italia. Parimenti, non conosce pausa il dibattito sulla casa della squadra, ossia lo stadio cittadino. Ne ho parlato mercoledì 1° ottobre 2025 sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno.
I tanti progetti per rifare lo stadio Maradona
L’eterno dilemma se rifare il vetusto impianto cittadino o puntare su uno nuovo di zecca. Solo che stavolta, oltre ai classici due contendenti (il Comune, proprietario del Maradona, e De Laurentiis, Presidente del Napoli), se ne è aggiunto un terzo: la UEFA, che sta considerando una tappa partenopea per gli Europei di calcio 2032.

26 novembre 2020: l’allora stadio San Paolo illuminato da centinaia di fumogeni rossi in memoria di Maradona (foto di Simone La Rocca)
Sul tema, il capoluogo si gioca un ballottaggio con Salerno che può già godere da parte della Regione di uno stanziamento importante – e probabilmente esagerato rispetto al cabotaggio della squadra locale. Così, è partita la rincorsa. Sui social di esponenti della giunta e del consiglio comunale è un fiorire di progetti: si immaginano ristrutturazioni ipotizzando di aggiungere 10.000 posti all’attuale arena, si fanno sopralluoghi nei parcheggi chiusi da quasi quarant’anni. Nel mentre non si esclude neanche un nuovo stadio, in una partita a scacchi con la Società che si fa onestamente fatica a immaginare in un altro impianto che non sia quello storico, teatro di ben 4 scudetti.
Al di là del risultato – è proprio il caso di dirlo – di tale disfida, c’è però da considerare un dato: il Maradona è lo stadio più accessibile d’Italia, potenzialmente raggiungibile da ogni parte della città e della regione. E’ servito da un’uscita della tangenziale, una metropolitana che va verso il centro (la Linea 6), una ferrovia suburbana a servizio dei Comuni a ovest (la Cumana) e una stazione ferroviaria che lo collega teoricamente con l’intera Campania.
E’ a Napoli lo stadio più accessibile d’Italia
Nessuna città può contare su questa fortuna. Ogni partita (o concerto) dell’Olimpico paralizza Roma nord, all’Allianz Stadium di Torino si arriva solo in auto, il San Nicola di Bari è a un’ora di strada dal centro, il Franchi di Firenze dista 1 km dalla più vicina fermata ferroviaria, e così per gli impianti di Bologna, Cagliari, Palermo. Fa eccezione Milano – dalla quale, manco a dirlo, si può prendere ispirazione. San Siro è infatti servito dall’omonima fermata della Linea 5, che ha un sistema di pre-filtraggio degli accessi. Ciò significa che, a eventi terminati, non si corre il rischio di avere le banchine della stazione invase di persone.

Milano, stazione San Siro della Linea 5: i tornelli per il filtraggio dei passeggeri. Sullo sfondo, lo storico impianto calcistico che da il nome alla fermata
Un modello che poteva essere preso a esempio sulla nostra Linea 6, la cui riapertura è avvenuta appena l’anno scorso e che, per dimensioni e capacità, è paragonabile al metrò milanese. Un’occasione sprecata in un contesto in cui, se è vero che si vuole candidare il Maradona ad ospitare Euro 2032, vanno profondamente ripensate la mobilità nonché l’urbanistica dell’area. Il piazzale antistante lo stadio è difatti ancora segnato dagli interventi dei Mondiali ’90, con una serie di superfetazioni inadatte alle moderne concezioni degli stadi. Basta affacciarsi a Saint Denis a Parigi o a Wimbledon a Londra, entrambi rifatti per le Olimpiadi, per vedere come una pedonalità semplice, intuitiva, sia l’unico modo per far defluire nel modo più ordinato possibile le grandi folle che riempiono gli spalti.
Riqualificare l’impianto, e con esso un intero pezzo di città
Lo si deve non solo ai tifosi ma soprattutto a Fuorigrotta, quartiere ostaggio delle partite di calcio. Con ben tre linee ferrate, e una tangenziale a un tiro di schioppo, vi sono tutte le possibilità di normalizzare il rapporto fra stadio e città. Allo stesso tempo, guardando al futuro: prolungare la Linea 6 oltre Bagnoli, arrivando a toccare Agnano, metterebbe a disposizione gli amplissimi e largamente sottoutilizzati parcheggi dell’Ippodromo, collegando anche quartieri come Pianura e Soccavo che non hanno alternative se non l’auto privata per giungere al Maradona. Una proposta avanzata proprio da quella Municipalità lo scorso dicembre, che sarebbe utile anche in chiave Coppa America e che attende ancora il vaglio del consiglio e della giunta comunale.

Dalla visione a volo d’uccello di Google Maps emerge chiaramente come sia urgente un’opera di riqualificazione dell’area attorno allo stadio San Paolo
Il fattore accessibilità non va sottovalutato: la creazione di un nuovo impianto in altre aree cittadine non godrebbe della stessa fortuna, e rappresenterebbe un aggravio in termini di mobilità e inquinamento. Ci si augura che, contrariamente a quanto dichiarato in questi giorni da qualche esponente politico, il Comune si opponga senza mezzi termini a questa ipotesi. Il Napoli ha già una casa, che è democratica perché accessibile a tutti grazie ai mezzi pubblici: che ci si impegni dunque per rimetterla a nuovo nell’ambito di un progetto più ampio, urbanistico e trasportistico, per riqualificare un intero pezzo di città.