Grazie Giro per il nuovo asfalto

Le spettacolari immagini del Giro d’Italia a Napoli, con un sinuoso sciame di ciclisti lungo percorsi panoramici, hanno fatto sì che la tappa partenopea fosse indicata come la più bella della competizione – e non si fa fatica a crederlo. Ne ho parlato mercoledì 17 maggio 2023 sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno.

La presenza del Giro è stata, oltre all’ennesima celebrazione del momento d’oro che vive la città, anche un segnale importante verso la comunità di ciclisti napoletani che da anni si batte per una mobilità dolce contrastando l’opprimente dominio delle auto. Rispetto a qualche anno fa, la sensibilità su questi temi è sicuramente cresciuta, ma la strada è ancora lunga.

Il Giro, un’occasione per rifare le strade

A proposito di strade: le immagini della tappa 2022 avevano evidenziato lo stato precario di numerose arterie. Motivo per il quale quest’anno il Comune è corso ai ripari asfaltandone per tempo diversi chilometri. Un modo di procedere di tante amministrazioni toccate dalla competizione, ben riassunto da un ironico striscione comparso vicino Foggia: “Grazie Giro per l’asfalto nuovo”.

Pensiero che diversi napoletani avranno formulato. Fatto salvo infatti qualche esempio positivo come la tangenziale, il cui tanto vituperato pedaggio serve proprio a garantire elevati standard di manutenzione, la condizione degli assi viari è precaria in tutta la provincia. Eppure, carreggiate e marciapiedi sono il livello base della mobilità, assumendo ancor maggiore importanza in città con altissimi tassi di motorizzazione (613 auto ogni 1.000 abitanti, secondo il rapporto Pendolaria di Legambiente).

Un elenco (non esaustivo) di strade da rifare

In un’area come quella partenopea non troppo vasta (Napoli è il 59° capoluogo su 109 per estensione, e la 93° provincia su 107) ma con un’altissima concentrazione antropica (primo Comune e prima provincia in Italia per densità abitativa), sugli assi viari fondamentali si concentra un grandissimo carico di veicoli e persone. Il che significa dover forse avere maggiore attenzione manutentiva per le principali strade rispetto ad altre comparabili realtà, con il vantaggio però che queste sono ben identificabili e tutto sommato meno estese.

Motivo per il quale appare inspiegabile lo stato in cui versano arterie cruciali come via Girolamo Santacroce, via Tasso, via Pessina, via Cinthia, via Costantinopoli, via Broggia, via Conte di Ruvo, via Cesare Battisti, via del Parco Margherita, via Stadera, via Guglielmo Sanfelice, via Aniello Falcone, via Salvator Rosa, via di Pozzuoli, via Agnano e si potrebbe continuare all’infinito. Attorno alle aree pedonali, vi sono poi alcune strade minori costrette ad una mole di traffico sproporzionata rispetto alle loro dimensioni e che necessiterebbero di ancor maggiore cura: via Cimarosa, via Pitloo, via Gino Doria, via Nardones, via Santa Caterina da Siena, e altre.

La città “incamminabile”

L’elenco, certamente non esaustivo, è però esemplificativo di una città che, per usare una felice definizione di Ennio Cascetta, è “incamminabile” sia con mezzi a motore che a piedi. Con il ben noto risultato di un tasso di incidentalità molto elevato, che comporta costi per la salute pubblica e cause per il Comune. A questo si associa una debole presenza della polizia municipale per contrastare lo scarso rispetto del codice della strada, in una metropoli dove spesso vige una sostanziale anarchia. Auto di sempre maggiori dimensioni inadatte a una realtà fatta di vicoli stretti e che consumano prezioso spazio pubblico, mezzi a due ruote che sfrecciano, gente che attraversa in ogni dove.

Un mix micidiale se sommato ad un fondo stradale non ottimale, dove il margine di errore diventa ridottissimo: quante fra le persone che conosciamo si sono infortunate per evitare un pedone che sbuca all’improvviso, o un motorino contromano, o addirittura sono state colpite da un sanpietrino che schizza come un proiettile perché non ben fissato al suolo?

Sono esempi di vita quotidiana spesso trattati con sufficienza dalla politica, ma molto sentiti dai cittadini e restituiscono l’urgenza di investire nella manutenzione straordinaria, abbinandovi anche una finora assente politica di sicurezza attraverso l’uso massivo di limitatori di velocità e telecamere. Cercando anche una via (è proprio il caso di dirlo) per spingere una sempre restia Sovrintendenza a superare una visione ingessata della città, al fine di consentire l’utilizzo di nuovi tipi di pavimentazioni in luogo di altre ormai vetuste e troppo onerose per le casse pubbliche. Serve uno sforzo corale, come uno sciame di ciclisti che viaggia unito verso una destinazione comune. Il traguardo, in questo caso, sarebbe a beneficio di tutti.

 

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