E’ stato un sabato di passione quello per gli utenti della funicolare di Montesanto di Napoli. L’impianto infatti si è fermato improvvisamente per circa tre ore, fra le 12.00 e le 15.00, per un guasto alla fune secondo quanto riferito dagli addetti di stazione ANM. Nessuna informazione all’utenza, con tantissimi turisti e pendolari rimasti stupefatti davanti ad una saracinesca abbassata e personale poco incline a fornire assistenza. Ne ho parlato domenica 22 giugno 2025 sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno.
Eppure, l’impianto era stato appena riaperto dopo uno stop di cinque giorni per manutenzione (14-18 giugno), in attesa della revisione ventennale che vedrà la funicolare ferma per quasi un anno nel 2026. Sperando ovviamente non riaccada quanto successo con quella di Chiaia, il cui rifacimento, fra tempi dell’appalto e esecuzione materiale dei lavori, è durato più della sua costruzione – avvenuta però nel 1889.
Paradossi che solo i trasporti napoletani sono in grado di regalare. Come quello di un servizio d’informazione all’utenza ANM che non è attivo durante i weekend, né sui social come X e Facebook, né sull’appena rifatto sito internet (che non brilla per chiarezza) – e che quindi non ha dato notizie sull’accaduto. Proprio ieri, sabato 21 giugno 2025, in un articolo si ricordava l’importanza della comunicazione in una città dove molti spostamenti sono multimodali: ovvero, per raggiungere un luogo i passeggeri usano più mezzi di trasporto, spesso gestiti da aziende differenti che non si parlano tra loro. Il risultato è stato tangibile sotto il sole ardente di un sabato estivo: a Montesanto convergono più linee di diversi gestori (ANM, EAV, Trenitalia). Se salta una viene meno il concetto di interscambio, e trovare un’alternativa diventa impossibile.
Nel giorno in cui cittadini e comitati protestavano a Scampia per la chiusura della metro per i prossimi tre mesi, senza che fossero stati correttamente avvertiti e col timore di un inefficiente servizio sostitutivo, lo stop improvviso della funicolare di Montesanto dimostra che a Napoli non esistono centro e periferia: quando si tratta di trasporti si è tutti sullo stesso… treno. Sperando non si rompa.