La tempesta perfetta della funicolare di Chiaia

Da cent’anni, dici funicolari e pensi a Napoli: il trasporto per eccellenza in una città divisa fra colline e mare. Ancor oggi, chi la guarda dall’alto dice “vado giù Napoli” intendendo la zona del centro storico e del porto. Per scendere vi è un solo modo: gli strani vagoni obliqui che incuriosiscono i tanti turisti, mentre per i partenopei rappresentano una delle ultime certezze con corse ogni 10 minuti – un’ancora di salvezza nella metropoli delle eterne emergenze.

Una chiusura annunciata per l’impianto di Chiaia

I numeri pre-COVID certificano l’importanza delle funicolari nel locale sistema trasportistico: ogni giorno vi viaggiano oltre 60.000 cittadini, di cui il 25% (15.000 utenti) solo su quella di Chiaia, che è chiusa dallo scorso ottobre. I tempi, lo diciamo subito, non saranno brevi: è irrealistico ipotizzare una riapertura prima del 2024. Ne ho parlato sabato 14 gennaio 2023 sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno.

Eppure, è dal 2017 che la linea andava sottoposta alla ventennale ristrutturazione, indispensabile per garantire un trasporto in sicurezza. Qualcosa dunque di annunciato: ciononostante si è arrivati impreparati alla scadenza, rinviata grazie alle numerose proroghe concesse a seguito del parziale, ma non risolutivo, rifacimento dell’impianto avvenuto nel 2015.

La tempesta perfetta

Nel mentre, è cambiato il mondo. Prima il COVID durante il quale, con apposito decreto Ministeriale, sono state concesse ulteriori proroghe per il funzionamento di simili strutture su tutto il territorio nazionale. Poi, fra superbonus edilizi e guerra in Ucraina, il costo delle materie prime è schizzato alle stelle. Il resto è storia nota: due gare d’appalto andate quasi a vuoto, con l’unica azienda concorrente (in un campo contraddistinto da pochissime realtà operanti) a far notare come i fondi stanziati dal Comune fossero ormai insufficienti.

Al quadro economico si è sommato quello normativo con la creazione della temutissima ANSFISA, la nuova Agenzia Nazionale per la Sicurezza di Ferrovie e Strade, competente anche per i cosiddetti “impianti fissi” (metrò, funicolari, scale mobili, ascensori, ecc.). I napoletani stanno familiarizzando loro malgrado con questo nome: l’ente, rispetto al precedente ufficio ministeriale, pare contraddistinguersi per maggiori rigidità. Lo si è visto con la lentissima immissione dei nuovi treni della Linea 1, o con le ridotte velocità imposte sulle linee regionali EAV. Una tempesta perfetta si è così abbattuta sull’impianto di Chiaia, fra aumento dei costi e difficoltà burocratiche.

Una necessaria programmazione per evitare altri disagi

Tuttavia, c’è un però. Il rinvio dei lavori si può forse considerare l’ultimo frutto avvelenato della sindacatura De Magistris. Vi erano l’opportunità e i fondi per chiudere la questione: rimandando si è tutto (anche inaspettatamente) complicato. Non si capisce il successivo scivolare per un anno dell’attuale giunta verso l’inevitabile, ossia la chiusura a tempo indefinito della funicolare, che un bus sostituivo (venti minuti per percorrere più di 4 km) non potrà mai rimpiazzare con reale efficienza. Sulla vicenda è calata una sorta di cappa, rotta solo dagli articoli di stampa: andava invece esposta per tempo ad un’utenza che non può contare su vere alternative, soprattutto in alcune strade ormai isolate.

Nel prossimo futuro vi sono altre scadenze note da tempo: a breve chiuderanno diverse stazioni della Linea 1 per il rifacimento di scale mobili ed ascensori. E’ cruciale evitare il fermo contemporaneo di Vanvitelli e funicolare di Chiaia. Anzi, sarebbe bene svolgere i lavori a banchine alternate evitando in toto le chiusure. Purtroppo, sembra che non si adotterà tale soluzione, con il rischio di paralisi del traffico cittadino. Nel 2025 toccherà poi all’impianto di Montesanto sottoporsi alla revisione ventennale. Programmare e rapportarsi con chiarezza alla cittadinanza è dunque ineludibile, anche perché lo sgangherato sistema trasportistico partenopeo non è in grado di offrire soluzioni tampone. Di fronte a queste imminenti sfide serve una visione e un approccio politico oltre che tecnico, perché sarà sempre la politica eventualmente a pagarne il prezzo, o a trarne vantaggio, nelle urne. E’ bene ricordarselo, dalle parti della maggioranza.

 

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