Il porto delle nebbie

Nel 1953 Anna Maria Ortese dava alle stampe “Il mare non bagna Napoli”. A settant’anni di distanza, un titolo ancora perfetto per descrivere il difficile rapporto della città con il proprio litorale. Criticità che si ripropongono puntuali ogni estate: l’ultima da poco archiviata non è stata da meno. Ne ho parlato sabato 7 ottobre 2023 sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno.

Il mare a Napoli è una storia di accesso difficile o negato. Lidi dal costo spropositato e scarsa capienza, pochi approdi per il diporto gestiti con molte (troppe) linee d’ombra, assenza di un vasto litorale di popolo nell’eterna attesa della riqualificazione di Bagnoli dove in tanti, incuranti dei divieti, già si tuffano.

Storiche criticità su cui non si interviene

La storia del mare di Napoli è soprattutto quella del suo porto, terzo in Italia per numero di utenti dopo quelli dello Stretto di Messina. Negli ultimi anni, tutte le soglie d’entrata alla città (stazione e aeroporto) hanno visto importanti opere di rilancio. Arranca invece lo scalo partenopeo, e anche quest’estate è passata in condizioni di fortuna, note da tempo. Solo però quando i problemi sono esplosi, fra denunce social (fra cui quella del noto regista Enrico Vanzina) e situazioni surreali (la rissa con morsi alle orecchie di fine luglio a Porta di Massa) si è timidamente intervenuti su vari temi, come ad esempio la mancanza di taxi. Quasi come se il porto non fosse un problema della città.

Tocca quindi continuare a parlare al futuro: si farà la nuova stazione marittima. Speriamo che in vista dell’estate 2024 oltre alle mura si pensi anche alla gara per la gestione, che va approntata per tempo. Nel caos generale, come alternativa al Molo Beverello si è meditato di potenziare lo scalo di Mergellina dove arrivano gli aliscafi per le Eolie. E’ invece trasportisticamente auspicabile concentrare tutte le navi passeggeri in un unico luogo destinando Mergellina (irraggiungibile se non in auto) al solo diporto, da sempre in sofferenza per carenza di spazi. Previa una necessaria e non più rinviabile opera di riqualificazione della zona, spingendo i gestori dei moli a una visione unificata dell’area che necessita di maggiore dignità e sicurezza.

Liberalizzare per creare più offerta ai passeggeri

Perché per migliorare i porti napoletani serve la collaborazione di tutti. Anche degli operatori. Stupisce che siano gli stessi da sempre, con aliscafi ormai d’epoca che non reggono il confronto con mezzi più moderni impiegati nei territori di diretta competizione turistica, come le Baleari in Spagna o le Cicladi in Grecia. Viene da chiedersi se non sia il caso di rivedere gli slot orari, impegnandosi ad attrarre nuove aziende e sprigionando le potenzialità di un mercato che deve guardare agli esempi di liberalizzazione del ferroviario e dell’aeroportuale, che tanti benefici hanno portato in termini di accessibilità, di aumento dell’offerta e di qualità dei servizi, a Napoli come altrove.

Avrebbe aiutato, almeno per la stagione estiva, il Metrò del Mare. Un’ottima idea di qualche anno fa, tanto più utile se si considera il folle traffico che affligge costiera sorrentina, amalfitana e il Cilento. Luoghi in cui i trasporti su ferro, dove presenti, non riescono ad essere una valida alternativa. Il metrò, partito in ritardo rispetto alla stagione, è stato un flop. Si auspica che l’anno prossimo ingenti risorse vengano investite per tempo dalla Regione, con corse frequenti e approdi capillari non solo nella provincia di Salerno.

Sviluppare lo scalo merci è essenziale

Infine, uno sguardo di lungo periodo: come molti porti d’Italia, anche quello partenopeo è multifunzione. Tuttavia, la partita per lo sviluppo di quella che è considerata la prima industria cittadina non si gioca sui pur importanti servizi passeggeri, ma sulle merci. C’è la darsena di Levante da completare, e uno scalo ferroviario da approntare. Il progetto già c’è nel masterplan del 2018, l’ultimo disponibile al pubblico e pensato con Rete Ferroviaria Italiana. Investe parte dell’area di San Giovanni, alla quale la politica locale promette un litorale balneabile e riqualificazioni urbane, anche nell’ultimo consiglio comunale.

Sul punto, serve un discorso di verità ai cittadini che non può prescindere dal potenziare l’area merci senza tornare indietro rispetto a piani già presi. E’ un tema esiziale per uno porto che compete con giganti nel Mediterraneo. Il mare non bagna parte di Napoli per tante ragioni, spesso negative: più lavoro stabile ed un’economia florida sono però argomenti che meritano l’attenzione di una città distratta, nonché di una politica e di un sindacato che devono tornare ad essere d’ampio respiro. Al sapore di salsedine.

 

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