Una citazione su The Passenger

Ultimamente, si sta facendo conoscere The Passenger: una rivista-mondo con inchieste, reportage letterari e saggi narrativi che formano il racconto della vita di una città o di un intero paese. Frammenti che insieme compongono il ritratto dei suoi abitanti per capirne la cultura, i processi, le nuove identità, le questioni, i problemi.

Una pubblicazione a cura di Iperborea, casa editrice milanese specializzata in letteratura del Nord Europa, e impreziosita da una grafica curata, con infografiche suggestive, illustrazioni originali, consigli d’autore di libri, dischi e film particolarmente rappresentativi della città o del paese, un tentativo di sfatarne i «falsi miti» e altro ancora.

The Passenger su Napoli

Nel settembre 2021, The Passenger ha fatto tappa a Napoli, con un numero di ben 190 pagine e 11 articoli, che spaziano da “Che cosa è il Vomero e cosa sono i Vomeresi”, i “neri a metà” della musica napoletana dal jazz alla trap, la questione infinita del recupero dei vecchi siti industriali di Bagnoli e Napoli Est, fino a una panoramica sui giornali cittadini dallo storico Mattino al più recente FanPage.

Copertina The Passenger Napoli

Un particolare della copertina del numero di The Passenger dedicato a Napoli

Fra i vari autori che hanno partecipato a quest’edizione c’è Lorenzo Colantoni, giornalista freelance e ricercatore dell’Istituto Affari Internazionali (IAI), con tanti articoli all’attivo firmati in giro per il mondo per National Geographic, L’Espresso, Limes e La Repubblica. Per il numero partenopeo di The Passenger ha firmato l’articolo “Giano di Napoli”, in cui si ricostruisce il rapporto della città fra antico e moderno, in una convivenza unica che potrebbe rappresentare un modello per altre città dal complesso passato.

Un esempio di storia e attualità che si fondono è sicuramente la metropolitana Linea 1, la cui realizzazione è stata fortemente contraddistinta da importanti ritrovamenti archeologici diventati parte integrante di molte stazioni, al punto che il metrò è stata definita delle “Tre A”: Archeologia, Architettura e Arte. Un vero e proprio “museo obbligatorio”, nella felice definizione dello storico dell’arte Achille Bonito Oliva, che costringe gentilmente i cittadini a confrontarsi con la storia della propria città, nonché con installazioni di arte contemporanea che rappresentano un prezioso spaccato sul presente e sul futuro delle avanguardie artistiche.

Una citazione sul caso della metropolitana Linea 1

Colantoni ha potuto visitare in anteprima alcune aree del cantiere che andrà a completare l’attuale stazione Municipio della Linea 1. Infatti, entro il 2022 la fermata sarà dotata di un lungo camminamento sotterraneo che la collegherà al porto, per permettere ai tanti fruitori quotidiani del Molo Beverello di prendere direttamente le linee veloci per Capri, Ischia e Procida. Inoltre, sarà attivato l’interscambio con la Linea 6, attualmente chiusa nella sua interezza e che presto collegherà la zona di Fuorigrotta e di Mergellina con il centro della città. Infine, la stazione Municipio sarà affiancata da un parco archeologico per mostrare l’enorme ricchezza di reperti ritrovata durante gli scavi di costruzione della fermata.

Ad accompagnare Lorenzo Colantoni c’ero io con Antonello De Risi, ingegnere capo del Consorzio Metropolitana di Napoli s.p.a., la concessionaria che sta realizzando le linee 1 e 6. Alla lunga visita si è accompagnata una lunga chiacchierata, che è diventato parte dell’articolo “Giano di Napoli” a sua firma su The Passenger, di cui si propone di seguito un estratto, e di cui sentitamente lo ringrazio:

(…) Napoli ha già sviluppato un modello vincente (…): quello della metro-museo, un’idea che già Atene aveva progettato con successo e che a Napoli ha trovato terreno fertile. Lo scopro con l’ultimo appuntamento di questo mio piccolo viaggio, una visita al cantiere della metro Municipio, proprio sotto al Maschio Angioino. È il più grande scavo archeologico d’Europa e mi sento incredibilmente fortunato ad accedervi mesi prima della sua apertura: mi muovo attraverso le banchine del porto romano e greco incastrate nel cemento della stazione, i palazzi angioini che affiorano isolati dove un tempo c’erano dei giardini. Vedo le fortificazioni vicereali che corrono lunghissime davanti ai tapis roulant della futura stazione, ancora circondate da innumerevoli scatoloni di reperti segnati da scritte più o meno criptiche sul legno. Più che una fermata della metropolitana sembra il set di un film di Indiana Jones.

Stazione Linea 1 Municipio (1)

Le fortificazioni vicereali all’interno del cantiere della stazione Municipio della metropolitana

L’opera non è ancora finita ma l’integrazione tra passato, presente e futuro è già solida ed evidente, e lascia sbalordito un romano abituato a una narrativa opposta, ossia che i ritrovamenti siano un impedimento allo sviluppo del servizio pubblico e al progresso della città. Qui invece vengono visti come un’occasione: “Ogni impedimento è giovamento, diceva Giambattista Vico” ricorda Antonello De Risi, l’ingegnere capo del Consorzio Metropolitana di Napoli che mi accompagna. Sono lui e il prof. Ennio Cascetta le menti geniali dietro a questo connubio perfetto, ma anche dietro all’unicità delle metro-museo che hanno fatto di Napoli un esempio a livello mondiale, e su cui lui ha lavorato sin dall’inizio della sua carriera.

La sperimentazione di stazioni come Museo o Università, che accolgono la visione di architetti e artisti come Fuksas e Anish Kapoor, si è aperta all’antico quando le stazioni hanno iniziato a toccare il centro storico, fornendo però una soluzione innovativa al dilemma dei ritrovamenti in cantiere di città storiche come Napoli – ossia come trasformare il problema rappresentato dalla stratificazione storica in un’opportunità. Le soluzioni offerte dalla stazione Municipio sono tante: una parte dell’opera diventerà un museo che ospiterà i reperti, un’altra sarà un piccolo parco archeologico aperto al pubblico.

Stazione Linea 1 Municipio (2)

Nel cantiere della fermata Municipio è possibile osservare le stratificazioni cittadine

È l’idea di museo obbligatorio, che qui funziona benissimo perché non ci sono solo i turisti, ma anche e soprattutto un flusso gigantesco di pendolari, che si trovano immersi nel passato di Napoli” mi dice Roberto Calise, amico di lunga data, autore di una pubblicazione sul tema. Ama la storia della propria città ma ha uno sguardo acuto sul suo futuro, e ho quindi pensato che fosse un’ottima guida per una visita sospesa tra questi due momenti. Roberto dice che un successo come quello delle metro-museo si è potuto ottenere solo a Napoli per la capacità unica di sintesi tra le differenti culture e i differenti momenti della vita della città, ma anche per quell’orgoglio verso il passato che ha permesso alle amministrazioni di spendere così tante risorse per affrontare la sfida offerta da uno scavo enorme e sotto il livello del mare – quasi tutti i resti antichi sono stati smontati e rimontati e le gallerie sono state scavate dopo aver ghiacciato il terreno per evitare allagamenti.

Era uno sforzo che andava fatto però: il futuro della città si è giocato qui negli ultimi anni” conclude Roberto, che sostiene che la lungimiranza e la vastità del progetto delle metro abbiano dato il più grande (e forse unico) impulso al nuovo sviluppo urbanistico della città. Una spinta che ha portato all’evoluzione della ricetta di convivenza tra il passato, il presente e anche il futuro di Napoli, in una maniera che potrebbe diventare un modello per il resto d’Italia e forse anche d’Europa. (…)

 

Per maggiori info sul mio ultimo libro, La metropolitana europea, clicca –> QUI

Rispondi