Un prematuro entusiasmo

Lunedì 24 marzo 2024 l’Ente Autonomo Volturno (EAV), azienda di trasporti della Regione Campania, ha abbattuto l’ultimo diaframma di scavo delle gallerie della metropolitana di Napoli Linea 1 di loro competenza, ossia dalla periferia nord della città verso l’aeroporto. O almeno così riportano le principali agenzie stampa. Ne ho parlato martedì 26 marzo 2024 sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno.

Tuttavia, andando a leggere meglio attraverso la notizia si evince come in realtà per arrivare finalmente a collegare lo scalo di Capodichino manchi un’ultima, cruciale galleria di circa 1 km che unirà la tratta del metrò di competenza Regione Campania proveniente da nord (zona Miano/Secondigliano) con quella di competenza Comune di Napoli proveniente da sud (zona stazione Centrale/Poggioreale). Ad oggi, come riportato sempre sul Corriere in data 19 marzo 2024, non si sa bene chi realizzerà questo cruciale tunnel, quando i lavori inizieranno o che tempi di conclusione avranno.

Un esempio pratico per meglio comprendere cosa ciò comporta: senza questo ultimo scavo chi un domani vorrà andare da Secondigliano all’aeroporto dovrà fare più di 20 km di metropolitana passando per il Vomero e il centro storico, invece di poco più di 2 km.
E’ un argomento di cui si parla poco ma sul quale servirebbe l’attenzione del consiglio comunale, anche perché si basa sulla collaborazione istituzionale in un momento di non ottimi rapporti fra Palazzo San Giacomo e Santa Lucia. Colpiscono in tal senso le assenze di rappresentanti di punta del Comune nella giornata di ieri, come quelli della Regione lo scorso 8 marzo quando è avvenuta una simile celebrazione a Poggioreale per l’abbattimento dell’ultimo diaframma sul tratto di competenza comunale.

Se è sempre importante celebrare il lavoro e l’impegno degli amministratori pubblici nel portare avanti infrastrutture a beneficio di tutta la cittadinanza, è parimenti importante la comunicazione e la chiarezza su quel che resta da fare, magari prendendo esempio da quanto avviene in altre parti d’Italia o d’Europa. Tanto più in una città gravata da anni di lavori, spesso portati avanti con esasperante lentezza, dove la cittadinanza più che cantieri vorrebbe, finalmente, veder inaugurate le stazioni.

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