Ha polverizzato ogni record di serie più vista di sempre “Squid Game”, popolarissima saga coreana di cui la terza stagione è uscita qualche giorno fa su Netflix. La trama è ormai nota: personaggi in difficili condizioni economiche partecipano a prove in cui chi perde è eliminato (fisicamente). Rimarrà un solo giocatore che vincerà un ricco montepremi. Continua dunque il momento d’oro del cinema del Paese asiatico, scoperto dall’Occidente anni fa grazie ad “Old Boy” e culminato nei 4 Oscar vinti da “Parasite”. Ne ho parlato venerdì 1° agosto 2025 sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno.
Squid Game è avvincente, con continui colpi di scena e rovesciamenti di fronte. Forse la maggiore difficoltà per i protagonisti è proprio questa: accettare gli imprevisti, uscendo fuori dalla routine di un Paese (la Corea del Sud) dove tutto segue uno schema. Se la serie fosse stata girata a Napoli, la trama sarebbe stata ben diversa: qui è tutto un’eccezione in una quotidianità difficilissima, soprattutto nei trasporti d’estate.
Prima e seconda prova: le stazioni chiuse del metrò
Prima prova: arrivare in centro città dalla periferia nord con la metropolitana. Sembra facile, un inizio di gioco in discesa. Invece, stazioni chiuse. Preavviso inesistente. Comunicazione carente quando sarebbe bastato un avviso ben visibile nelle fermate, come sta facendo Milano che chiude per due mesi la tratta centrale della linea verde. La seconda prova è quindi l’assalto alle navette sostitutive, che si bloccano nel terribile traffico della zona ospedaliera. Non c’è modo di sapere quel che aspetta i giocatori: sui social dei componenti della giunta o del consiglio comunale non c’è traccia di questi disservizi. Del resto, i successi hanno tanti padri, ma le difficoltà sono sempre orfane.
Terza prova: usare le linee flegree
Il gioco si fa duro, ormai siamo alla terza prova: da Montesanto si deve raggiungere l’area flegrea. Il terminal è in condizioni precarie, in attesa di lavori di riqualificazione annunciati e ancora teorici. Vi arriva anche l’omonima funicolare, che può capitare di trovare chiusa così come quella di Chiaia – ma magari non lo sai, perché i servizi d’informazione ANM non funzionano nel weekend. Comunque, concentrazione: il gioco è ancora in corso. Tuttavia, la Cumana è interrotta causa scosse del bradisismo, e la Circumflegrea è ancora in larga parte a binario unico nonostante il raddoppio sia fra gli interventi proprio del commissariato al bradisismo… però del 1984. Sono passati 41 anni e ancora si coniugano i verbi al futuro per l’unica linea del sistema su ferro partenopeo non connessa con altre.
Una soluzione ci sarebbe per gli abitanti di quelle zone: prolungare la metropolitana Linea 6 fino a Pianura passando per Bagnoli ed Agnano. Una proposta della IX Municipalità che attende il vaglio del consiglio comunale: nessuno se la intesta, nonostante sarebbe un capitale politico di facile riscossione.
Quarta e quinta prova: andare a mare in treno
Il quarto e il quinto gioco hanno un tema comune: raggiungere il mare in ferrovia. Con le temperature africane di questi giorni è l’unico modo per respirare. Tuttavia, la Circumflegrea non serve più il litorale domizio, nonostante vi corra parallela. Sarebbe utilissima per affrontare il terribile traffico che strangola Miseno e Bacoli, ma tant’è. Allora nuova prova: fare un bagno in costiera sorrentina grazie alla Circumvesuviana. In questo caso, la tratta è aperta ma le stazioni di Pozzano e Scrajo Terme, che garantirebbero un accesso diretto al mare, sono chiuse da anni.
Sesta prova: la ferrovia per Benevento
Ormai siamo vicini alla fine. Sesta e ultima prova: arrivare a Benevento. I giocatori sono stremati, la stanchezza porta ad un miraggio di un treno che passa per la Valle Caudina. Il finale della serie è aperto: non è dato sapere se saranno mai più attivi quei binari il cui rifacimento, da aggiornato cronoprogramma, dovrebbe durare sette anni per appena 40 km. Ce ne sono voluti undici per costruire da zero i 200 km dell’alta velocità Napoli-Roma: paragone un po’ forzato ma che ben riassume le preoccupazioni delle aree interne campane che si sentono sempre più isolate.
Servirebbe un miracolo, anzi un “miracle”
Non c’è solo Squid Game, Old Boy o Parasite a certificare la qualità del cinema sudcoreano. Vi è anche una delicato film del 2021. Narra di un villaggio isolato dal mondo attraversato da una ferrovia, ma i treni non vi si fermano. I cittadini decidono dunque di costruirsi da soli una stazione, dopo aver sollecitato inutilmente le istituzioni. E’ ispirato a una storia vera, si chiama “Miracle”. Nomen omen: del resto, servirebbe un miracolo per far funzionare i trasporti campani. A pochi mesi dalle elezioni regionali, sarebbe un colpo di scena degno del miglior lungometraggio.
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